giovedì 2 ottobre 2008
Le carezze, come unità di riconoscimento sociale e psicologica dell'essere umano.
LA FAVOLA DEI CALDO-MORBIDI
Ti propongo la lettura della favola dei "caldo-morbidi", come momento di riflessione sull'importanza delle carezze, verbali e non - verbali, poichè, come diceva Eric Berne, "senza carezze la spina dorsale avvizzisce".
La favola è di Claude Steiner psicoterapeuta di formazione analitico transazionale.
Buona lettura!
“C’era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle persone felici. Fra queste persone felici ve n’erano due che avevano per nome Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco.
Per poter comprendere quanto erano felici dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.
Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarne un… “caldomorbido”.
I caldomorbidi in quel tempo erano molto diffusi e richiesti perché in qualunque momento una persona ne sentisse il bisogno poteva prenderne uno e subito si sentiva calda e morbida a lungo.
Se per qualche motivo la gente non avesse preso con una certa regolarità dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di sviluppare dentro una strana e rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a morirne.
In quei giorni era molto facile avere dei caldomorbidi e si incontrava sempre qualcuno che ne chiedeva e qualcuno che ne dava volentieri. Quando uno, cercando nel suo sacchetto, tirava fuori un caldomorbido, questo aveva la dimensione di un piccolo pugno di bambina ed un colore caldo e tenero. E subito, vedendo la luce del giorno, questo sorrideva e sbocciava in un grande e vellutato caldomorbido.
E quando veniva posto sulla spalla di una persona, o sulla testa, o sul petto, e veniva accarezzato, piano piano si scioglieva, entrava nella pelle, e permetteva subito alla persona di sentirsi bene e a lungo.
La gente in quel tempo si frequentava molto e si scambiava reciprocamente caldomorbidi. Naturalmente erano sempre gratis ed averne a sufficienza non era mai un problema.
Come dicevamo poc’anzi, con tutta questa abbondanza di caldomorbidi, in questo paese tutti erano felici e contenti, caldi e morbidi, la maggior parte del tempo.
Ma, un brutto giorno, una strega cattiva che viveva da quelle parti si arrabbiò, perché, essendo così tutti felici e contenti, nessuno comprava le sue pozioni e i suoi unguenti.
A questo punto la strega, che era molto intelligente, studiò un piano diabolico.
In una bella mattina di primavera, mentre Vera giocava serena in un prato coi bambini, avvicinò Luca e gli sussurrò all’orecchio:
“Guarda Luca, guarda Vera come sta sprecando tutti i caldomorbidi che ha, dandoli a Elisa. Sai, se Elisa se li prende tutti, può darsi che a lungo andare non ne rimanga più nessuno per te”.
Luca rimase a lungo soprappensiero. Poi si voltò verso la strega e disse:
“Intendi dire che può darsi che non troveremo più un caldomorbido nel nostro sacchetto tutte le volte che lo cercheremo?”.
E la strega rispose: “No, assolutamente no. Quando saranno finiti, saranno finiti. E non ne avrai assolutamente più”.
Detto questo volò via sghignazzando fra sé.
Luca fu molto colpito da quanto aveva detto la strega e da quel momento cominciò ad osservare e a ricordare tutti i momenti in cui Vera dava caldomorbidi a qualcun altro.
Da quel momento cominciò ad essere timoroso e turbato perché gli piacevano i caldomorbidi di Vera e non voleva proprio rimanere senza. E pensava pure che Vera non facesse una cosa buona dando tutti quei caldomorbidi ai bambini e alle altre persone.
Cosi cominciò ad intristirsi tutte le volte che vedeva Vera dare un caldomorbido a qualcun altro. E poiché Vera gli voleva molto bene, essa smise dì dare così spesso caldomorbidi agli altri, riservandoli invece per lui.
I bambini, vedendo questo, cominciarono naturalmente a pensare che fosse una cattiva cosa dar via caldomorbidi a chiunque ed in qualsiasi momento venissero richiesti o si desiderasse farlo e, piano piano, senza quasi nemmeno accorgersene, diventarono sempre più timorosi di perdere qualcosa.
Così anch’essi divennero più esigenti. Tennero d’occhio i loro genitori e quando vedevano che uno di loro dava un caldomorbido all’altro anche loro impararono ad intristirsi. E così anche i loro genitori se ne davano sempre di meno e di nascosto perché così pensavano che non li avrebbero fatti soffrire.
Sappiamo bene come sono contagiosi i timori. Infatti, ben presto queste paure si sparsero in tutto il paese e sempre meno ci si scambiava caldomorbidi.
Nonostante ciò le persone potevano comunque sempre trovare un caldomorbido nel loro sacchetto tutte le volte che lo cercavano, ma essi cominciarono a cercare sempre meno, diventando intanto sempre più avari.
Presto la gente cominciò a sentire mancanza di caldomorbidi e iniziò così a sentire meno caldo e meno morbido. Poi qualcuno di loro cominciò ad incurvarsi e ad appassire e talvolta la gente persino moriva. Quella malattia, dovuta alla mancanza dì caldomorbidi, che prima della venuta della strega era molto rara, ora colpiva sempre più spesso.
E sempre più la gente andava ora dalla strega per comprare pozioni e unguenti, ma, nonostante ciò, non aveva l’aria di star meglio.
Orbene, la situazione stava diventando di giorno in giorno più seria. A pensarci bene la strega cattiva in realtà non desiderava che la gente morisse (infatti pare che i morti non comprino balsami e pozioni), così cominciò a studiare un nuovo piano. Fece distribuire gratuitamente a ciascuno un sacchetto in tutto simile al sacchetto dei caldomorbidi eccetto che per il fatto che questo era freddo mentre l’altro era caldo. Dentro il sacchetto della strega infatti c’erano i “freddoruvidi”. Questi freddoruvidi non facevano sentire la gente calda e morbida ma la facevano sentire fredda e ruvida. Comunque fosse, i freddoruvidi un effetto ce l’avevano: impedivano infatti che la schiena della gente si incurvasse più di tanto e, anche se sgradevoli, servivano a tenere in vita le persone che abitavano in questo luogo che una volta era stato felice.
Così tutte le volte che qualcuno diceva: “Desidero un caldomorbido”, la gente che era arrabbiata e spaventata per il loro rarefarsi, rispondeva: “Non ti posso dare un caldomorbido, gradisci però un freddoruvido?”.
E a volte capitava anche che due persone che passeggiavano insieme pensavano che avrebbero potuto scambiarsi dei caldomorbidi, ma una o l’altra delle due, aspettando che fosse l’altra ad offrirglielo, finiva poi per cambiare idea, ed essi finivano per scambiarsi dei freddoruvidi.
Stando così le cose ormai sempre meno gente moriva di quella malattia, ma un sacco di persone erano sempre infelici e sentivano molto freddo e molto ruvido.
E’ inutile dire che questo fu un periodo d’oro per gli affari della strega.
La situazione si complicava ogni giorno di più. I caldomorbidi che una volta erano disponibili come l’aria divennero una cosa di grosso valore e questo fece sì che la gente fosse disposta ad ogni sorta di cose pur di averne. In certi casi i caldomorbidi venivano estorti con un po’ d’inganno, in altri con un po’ di violenza e quando questo avveniva succedeva una cosa strana, che non sorridevano più e s’illuminavano poco a poco e di un colore amaro.
Prima che la strega facesse la sua apparizione la gente usava stare in gruppi di tre o di quattro o anche di cinque persone senza minimamente preoccuparsi di chi fosse a dare i caldomorbidi. Dopo la venuta della strega la gente cominciò a tenere per sé tutti i propri caldomorbidi, e a darli al massimo ad un’altra persona. Qualche volta succedeva che quelli che davano a persone esterne dei caldomorbidi si sentivano in colpa perché pensavano che il proprio partner molto probabilmente ne sarebbe stato dispiaciuto e geloso. E quelli che non avevano trovato un partner sufficientemente generoso andavano a comprare i loro caldomorbidi e questo gli costava molte ore di lavoro per racimolare il denaro.
Un’altra cosa sorprendente ancora succedeva. Alcune persone prendevano i freddoruvidi, che si trovavano facilmente e gratuitamente, li camuffavano ad arte con un apparenza piacevole e morbida e li spacciavano per caldomorbidi. Questi caldomorbidi contraffatti venivano chiamati caldomorbidi di plastica e finirono per procurare guai maggiori.
Per esempio, quando due persone si volevano scambiare reciprocamente dei caldomorbidi pensavano, è ovvio, che si sarebbero sentiti bene, ma in realtà succedeva che nulla cambiava e continuavano a sentirsi come prima e forse anche un pochino peggio. Ma poiché pensavano in buona fede di essersi scambiati dei caldomorbidi genuini, rimanevano molto confusi e disorientati, non comprendendo che il loro freddo e le loro sensazioni sgradevoli erano in realtà il risultato del fatto che si erano scambiati caldomorbidi di plastica.
Così la situazione peggiorava di giorno in giorno.
I caldomorbidi erano sempre più rari e, a volte, anche guardati con sospetto, perché si confondevano con quelli di plastica, contraffatti. I freddoruvidi erano abbondanti e sgradevoli e tutti pareva volessero regalarli agli altri. C’era molta tristezza, paura e diffidenza e tutto questo era iniziato con la venuta della strega, che aveva convinto le persone che a forza di scambiarsi caldomorbidi un giorno non lontano avrebbero potuto cercare nel proprio sacchetto caldo e scoprire che erano finiti.
Passò ancora del tempo ed un giorno una graziosa e florida donna nata sotto il segno dell’Acquario giunse in quel paese sfortunato portando il suo sorriso limpido e caldo.
Essa non aveva mai sentito parlare della strega cattiva e non nutriva alcun timore che i suoi caldomorbidi finissero. Li dava liberamente anche quando non erano chiesti. Molti la disapprovavano perché pensavano che fosse sconveniente che i bambini vedessero queste cose e temevano dei guasti nella loro educazione
Ma essa piacque molto ai bambini, tanto che la circondavano in ogni momento. Ed anche loro cominciarono a provare gusto nel dare agli altri caldomorbidi quando gliene veniva voglia. I benpensanti corsero ben presto ai ripari facendo approvare una legge per proteggere i bambini da un uso spregiudicato di caldomorbidi. Per questa legge era un crimine punibile dare caldomorbidi ad altri che non alla persona per cui si aveva avuta la licenza. E per maggiore garanzia queste licenze di darsi caldomorbidi si potevano avere per una sola persona e spesso duravano tutta la vita.
Molti bambini comunque fecero finta di non conoscere la legge e in barba a questa continuarono a dare ad altri caldomorbidi quando ne avevano voglia o quando qualcuno glieli chiedeva. E poiché c’erano molti, molti bambini… così tanti forse quanto i benpensanti… cominciò ad apparire chiaro che la cosa era molto difficile da contenere.
A questo punto sarebbe interessante sapere come andò a finire. Riuscì la forza della legge e dell’ordine a fermare i bambini? Oppure furono invece i benpensanti a scendere a patti? E Luca e Vera, ricordando i giorni felici dove non c’era limite di caldomorbidi, ricominciarono a donarli ancora liberamente?
La ribellione serpeggiava ovunque nel paese e probabilmente toccò anche il luogo dove vivete. Se voi volete, ed io sono sicuro che voi vogliate, potete unirvi a loro a dare e chiedere caldomorbidi, e in questo modo diventare autonomi e sani senza più il rischio che la vostra spina dorsale si ripieghi soffrendo e possa appassire.”
(Claude Steiner 1969)
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Carissimo,
RispondiEliminache bello passeggiare per il tuo blog! Grazie! Al momento ho altri impegni, ma ti prego di mandarmi eventuali nuovi appuntamenti e/o iniziative.
Un abbraccio "morbido-caldo"- Danielle.
senza caldomorbidi non si vive.... si vegeta
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