sabato 22 ottobre 2011

Un Esercizio Filosofico: alla Scoperta della Propria Statua

Pierre Hadot, filosofo francese nel libro "Esercizi spirituali e filosofia antica" (Einaudi, 2002, Torino), ha messo in luce come nelle scuole filosofiche di età ellenistica era consuetudine l'utilizzo di veri e propri esercizi spirituali, che come gli esercizi fisici avevano la funzione di creare un'abitudine positiva, uno stile di vita funzionale al raggiungimento del benessere. Tali esercizi si collegavano ad una concezione della filosofia in chiave non accademica, ma come "pratica di vita". La filosofia come esercizio spirituale indica qualcosa da fare e da esperire, sperimentandolo concretamente nella nostra esistenza quotidiana.

Ecco un esercizio del filosofo neo - platonico Plotino (204 - 270 d.C.) tratto dal sesto libro delle "Enneadi".
Plotino accingendosi a descrivere le tappe del progresso spirituale, osserva come l'anima era già in se completa "era già in tutto" prima ancora di discendere e incarnarsi nel corpo (soma).
Dopo tale evento, l'anima è diventata incompleta, a causa delle tante aggiunte della vita terrena.
L'esercizio spirituale di Plotino consiste nel sottrarre e levare dalla propria anima ciò che è superfluo, per far apparire l'essenziale. 
Presa dal vortice della vita, l'anima diviene simile alla statua del dio marino Glauco, che vive nelle profondità degli oceani: è irriconoscibile, poiché è ricoperta di limo, alghe, conchiglie e sassi. Per farla tornare a splendere nella sua purezza occorre toglierla dal mare e levare ciò che le è di estraneo.
L'esercizio proposto consiste nel sottrarre e togliere anziché aggiungere.
Lo scultore, a differenza del pittore (la pittura è un 'arte che aggiunge), opera così per sottrazione, togliendo, levando.

La statua preesiste nel blocco di marmo: basta levare il superfluo per farla apparire nel suo splendore e nella sua propria bellezza.

Dunque su suggerimento di Plotino, facciamo come lo scultore di una statua che diventerà bella: togliamo questo, raschiamo quello, appianiamo un contrasto, purifichiamo il nostro sentire...fino a che appaia il bel volto della nostra statua.
Il nostro Vero Sé, la nostra parte autentica che spesso rimane sopita e mal celata al nostro sguardo interiore, immersa nel mondo quotidiano del "si dice e si fa" di heideggeriana memoria, può emergere proprio come nell'oggetto metaforico della statua proposto da Plotino.

Sentiamo e gustiamo le parole di Plotino: "Se non vedi ancora la tua propria bellezza, fai come lo scultore di una statua che deve diventare bella: toglie questo, raschia quello, rende liscio un certo posto, ne pulisce un altro, fino a far apparire il bel volto nella statua. Allo stesso modo anche tu togli tutto ciò che è superfluo, raddrizza ciò che è obliquo, purificando tutto ciò che è tenebroso per renderlo brillante, e non cessare di scolpire la tua propria statua finché non brilli in te la chiarezza divina della virtù...Se sei diventato questo... senza avere più, interiormente, qualcosa di estraneo che sia mescolato a te...se ti vedi divenuto tale...guarda tendendo il tuo sguardo. Poiché solo un occhio siffatto può contemplare la Bellezza".  

Dott. Andrea Duranti.




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